L’Oxford debate è uno strumento di matrice anglosassone che consente un dibattito civile su di un argomento o una mozione che creino contrapposizione di idee in qualsiasi contesto. La bellezza di questa modalità di discutere è che dal contendere, al meglio delle possibilità, delle conoscenze e delle capacità di ciascuno dei due oratori componenti ciascuna delle due squadre contrapposte, non rimane alcun dubbio sul destino della mozione o idea, poiché si tratta di una contesa leale della durata di mezz’ora, in cui le squadre espongono alla pari le proprie convinzioni, nel rispetto più rigoroso di alcune regole, come il divieto assoluto di attaccare personalmente gli avversari – Keep the debate impersonal, attack ideas not people – consentendo al pubblico di porre domande sulla propria posizione riguardo l’argomento e consentendo al presidente, arbitro del dibattito, di poter condurre l’assemblea a una votazione chiara, domandando di votare sulla base delle cose che vengono dette ed ascoltate durante il confronto, impedendo ogni condizionamento del voto basato su notizie di cui le squadre contrapposte non abbiano fatto menzione – Vote on the ideas heard in the room, not on what you know from elsewhere – come le credenze che, si sa, non debbono necessariamente essere coerenti per essere accettate. L’abitudine al dibattito migliora la circolazione delle idee e impone ai componenti delle squadre che si proporranno di difendere una delle due posizioni: a favore o contro, di prepararsi al meglio poiché da tale preparazione dipenderà il giudizio del pubblico quindi il prevalere della propria tesi. Nell’Oxford debate le astensioni sono possibili, ma non hanno dignità di indirizzo, pertanto anche il pubblico è necessariamente chiamato a prendere una posizione netta.
Desiderando infatti un qualsiasi tipo di sviluppo culturale, occorre mettere sotto pressione le emozioni degli individui per sollecitare l’emersione del pensiero intuitivo. Alcune persone hanno sviluppato in modo evidente quella modalità di riflessione che consente loro di giungere a una sintesi istantanea di idee. Il dibattito oxfordiano allena questa e altre caratteristiche, riservando a chi lo pratica un duplice beneficio: consente di analizzare sintetizzare e adeguarsi rispetto all’esposizione della squadra avversaria e di rapportarsi al problema come se il futuro della comunità su cui una vittoria o una sconfitta avrebbero ricadute concrete, dipendesse da se stessi.
L’innovazione tuttavia, arriva inattesa, come un’increspatura nel fiume di idee simili, il conformismo, che scorre impetuoso e ininterrotto e che con la sua forza inonda di energia il mondo contemporaneo, contenitore di paura e disperazione alla ricerca di sfoghi e lenimento. Nel biellese, ad opera del Lions Clubs International, sta venendo alla luce una iniziativa riguardante l’eccellenza sanitaria, basata sul dibattito oxfordiano e l’utilizzo di tale pratica come opportunità di recepire quali siano le effettive necessità e richieste dei cittadini del territorio. Possiamo già considerare importante l’iniziativa di dare voce alle persone, farle riappropriare di quello spazio pubblico in cui solo alcuni soggetti, come politici e amministratori, hanno abitudine di avere dimora, per scelta e non per necessità. Questa pratica fa anche emergere informazioni preziose che possono fornire indicazioni chiare, senza filtri o pregiudizi di altre organizzazioni o istituzioni, ma direttamente da chi desidera essere considerato abitante legittimo dello spazio pubblico, uno spazio in cui i problemi privati entrano in connessione divenendo problemi collettivi, soprattutto in momenti in cui amicizia e solidarietà sembrano divenuti ideali troppo fragili per la costruzione delle comunità e il contrasto all’insicurezza sociale e sembrano talvolta aver ceduto il passo alla protervia.
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