Qualcuno sostiene che internet sia un mondo a cui approcciarsi con la testa. A proposito di testa e dell’intelligenza naturale che si presume risiedere in essa, quella dell’americano Kevin Kelly nel suo saggio The Inevitable, dipinge uno scenario che rappresenta internet come la più grande Intelligenza Artificiale mai realizzata dall’uomo. Un’entità collettiva che si sviluppa su 51 miliardi di ettari, coinvolge 15 miliardi di macchine e impegna 4 miliardi di menti umane in tempo reale consumando il 5 percento dell’energia elettrica del pianeta. Ma di cosa parliamo in realtà? Qual è l’impatto sulla vita umana dell’Intelligenza Artificiale? Guardiamoci in tasca: in questo preciso istante circa 30,6 milioni di italiani hanno uno smartphone che possiede in media una potenza maggiore di quella dei supercomputer che guidarono la missione NASA che portò l’uomo sulla luna nel 1969. L’Intelligenza Artificiale è presente nelle nostre vite più di quanto si possa pensare, ad esempio, una fra quelle che utilizzo è stata in grado di creare il ritratto di Melvin Jones, fondatore del Lions Clubs International, con lo stile di Vincent Van Gogh che vedete in questa pagina in meno di cento secondi. Ma proviamo a guardare oltre, come fece Henry Ford che invece di pensare a carrozze più leggere o cavalli più robusti e veloci, immaginò ciò che non c’era: l’automobile. Attraverso oggetti di uso comune apparentemente semplici, il mondo ci cerca e ci trova in ogni momento, noi viviamo letteralmente online, viviamo laddove vengono scambiate e condivise le idee dell’umanità. Il McKinsey Global Institute sostiene che l’Intelligenza Artificiale stia contribuendo ad una trasformazione della società “dieci volte più veloce e trecento volte più grande, e quindi con conseguenze tremila volte maggiori, rispetto alla rivoluzione industriale”. I colossi della tecnologia stanno assumendo i migliori ricercatori e acquisendo laboratori e compagnie di Intelligenza Artificiale. Attraverso impianti cerebrali siamo già in grado di fare udire i sordi e insegnare ai paralitici a muoversi. Molto presto saremo in grado di dare la vista ai ciechi! Quanto desideriamo essere determinanti nell’inventare il nostro futuro? Probabilmente la risposta a questa domanda dovrà passare dalla necessità di comprendere dove stia andando l’umanità in quanto specie. L’Intelligenza Artificiale trascende il pensiero umano per velocità e profondità, proprio per il fatto di non essere umana. La prima delle tre leggi della robotica scritte da Isaac Asimov dice sensatamente che “un robot non può recare danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.” Da sempre l’errore più tipico è quello di immaginare i robot come umanoidi. L’uomo tende ad antropomorfizzare ogni cosa, a partire dagli animali domestici, ma oggi i robot sono ovunque e probabilmente stiamo vivendo una deriva che potrebbe portare l’umanità ad essere un episodio minore nella vita sulla terra. Lo scienziato Stephen Hawking da sempre dichiara che accanto ai benefici, le intelligenze artificiali porteranno anche dei pericoli, come potenti armi autonome, o nuovi modi che permetteranno a pochi di opprimere molti. La vera comprensione di quel che sarà dell’uomo trascende l’intelligenza naturale degli individui, tuttavia, se volessimo sorridere di fronte all’imponderabile, probabilmente ci salverebbe la supercazzola, come quella scritta dall’Intelligenza Artificiale che simula lo spirito del conte Mascetti interpretato da Ugo Tognazzi nel film Amici miei dell’indimenticato Monicelli: “Permette? Mi lasci posterdare: per la pampata osellide senza giadare dalla biondina, vede, non posso bernare un amico ma anche le donzelle causpica. Auguri sa?”