Cinquantanni fa, gli astronauti americani sbarcarono trionfalmente sulla luna e, mentre il mondo stava incollato ai teleschermi con il fiato sospeso, i teorici del complotto definivano la missione Apollo 11 una leggenda. Poco più di quattrocentocinquant’anni prima, Leonardo Da Vinci, il genio italiano del rinascimento, lasciava questo mondo, non prima di avere osservato la luna, fra gli innumerevoli fenomeni che studiò, ed essersi riproposto di scriverne un trattato che mai vide la luce. Il satellite terrestre, tuttavia, riveste un ruolo rilevante nelle ricerche del genio toscano che, con la sua opera sterminata, è uno dei protagonisti indiscussi dell’arte, della scienza e della tecnica fra Quattrocento e Cinquecento. Il suo approccio trasversale gli ha consentito di dedicarsi anche all’astronomia, arrivando a intuire pionieristicamente la centralità del sole rispetto alla terra e alla cinerea luna.
Oltre che innovatore, Leonardo era versatile e opportunista e come quasi tutti i geni, un soggetto non facile e mal sopportato dai contemporanei per via delle sue suggestive visioni d’avanguardia, un prezioso retaggio che oggi possiamo notare osservando l’opera dell’uomo. Quello che ci ha lasciato, oltre al suo nome, divenuto un potente brand italiano nel mondo, sono soprattutto le idee che a distanza di cinquecento anni fanno ancora riflettere la comunità scientifica per la prolificità e l’acume.
Inevitabile quindi subire l’influenza di Leonardo. Ad esempio, il Manifesto Cyberpainting si ispira alla pagina di uno dei suoi codici. Inoltre, Da Vinci fu certamente seguace di uno dei motti che preferisco: mira alla luna per colpire l’aquila per gli enormi risultati del suo proiettarsi oltre ciò che la sua epoca accettava come ufficialmente codificato.
Infine, sembra che una suggestiva leggenda, non meno improbabile di quella del complotto lunare, narri che Leonardo avesse abbozzato su carta alcuni studi a colori per i suoi dipinti. Tale raccolta di tavole, che si dice contenessero anche disegni e aforismi, sarebbero andate perdute. Ho immaginato di ritrovare il manoscritto, che dallo scorso aprile viene pubblicato con cadenza regolare su @atlasdavincibot in omaggio all’opera dell’eclettico scienziato.

Leonardo da Vinci Atlas