Nello stesso giorno in cui l’allora poco conosciuto Sean Connery, con il suo magnetismo animale, diede corpo a James Bond, trasformandolo in un’icona cinematografica, quattro musicisti altrettanto sconosciuti, The Beatles, pubblicavano il loro primo singolo, Love Me Do.
Era il 5 ottobre 1962 e all’uscita di 007 Licenza di Uccidere nessuno immaginava che la spia creata da Ian Fleming, avrebbe reso quell’atletico attore teatrale di Edimburgo un sex symbol planetario.
Solo un anno prima, il governo della Germania Orientale aveva costruito il muro di Berlino, emblema per eccellenza della guerra fredda che fa da sfondo alle gesta dell’agente segreto britannico.
Di recente, i produttori di Spectre interpretato da Daniel Craig con la sua minacciosa e suggestiva presenza, hanno voluto omaggiare Sean Connery vestendo 007 con la iconica giacca da smoking color avorio di Missione Goldfinger.
Connery è Bond, oppure Bond è Connery? Inutile addentrarsi nella disputa di generazioni di ammiratori e ammiratrici nel preferire l’uno o l’altro interprete dell’eroe fleminghiano.
Connery certamente è anche e soprattutto altro. Da Guglielmo da Baskerville, il francescano ideato da Umberto Eco per Il nome della rosa, al poliziotto Jimmy Malone de Gli intoccabili che gli valse l’Oscar, passando per il comandante del sommergibile nucleare russo Marko Ramius di Caccia a Ottobre rosso.
La sua prestanza fisica non ha mai offuscato il carattere dei personaggi che ha interpretato. Un vero re, sia che impersonasse Riccardo I d’Inghilterra, sia che si calasse nei panni del mitologico Artù.
La lucidità sembra essere il filo rosso che ha unito tutti i personaggi di cui lo ricordiamo eccellente interprete. Dal capitano Connor di Sol Levante all’Allan Quatermain della pellicola di commiato La leggenda degli uomini straordinari. Una lucidità che negli ultimi anni, aveva abbandonato l’uomo nella vita reale.
Un contrappasso che si legge nel suo sguardo, immortalato nelle recenti istantanee che la famiglia ha diffuso dopo la sua morte.
Nell’osservare l’obiettivo, accanto alla moglie, gli occhi del vecchio Cuor di Leone sembrano voler dire: amami, love, love me do!
- Da nido a gabbia: prove tecniche di evoluzione
- I robot, la biologia e l’immortalità umana